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Il mio Arresto in Tunisia (2016) 

Come già detto nell'articolo dedicato la Tunisia è stato il mio primo Educational nel 2016 ma la mia esperienza ha avuto un risvolto decisamente inaspettato, uno di quegli episodi che ti insegnano a non sottovalutare mai i consigli che ti vengono dati prima di partire, anche quando pensi di potertela cavare da solo. Fin dal mio arrivo, la raccomandazione che ho sentito più spesso è stata: “Non uscire mai da solo nelle ore serali, qui può essere davvero pericoloso.” Nonostante ciò, qualche giorno dopo, spinto forse dalla curiosità e dalla voglia di vivere qualcosa di diverso rispetto alla routine del resort, mi sono ritrovato a passeggiare da solo la sera e decisi di chiamare un taxi per farmi portare in un bar, giusto per vedere com’era la vita notturna fuori dal giro turistico.

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ppena arrivato davanti a quello che sembrava un locale decisamente poco raccomandabile, sono stato accolto da un buttafuori dall’aria sospettosa. L’atmosfera all’interno era particolare: il bar era pieno di uomini, molti dei quali avevano uno sguardo che non ispirava troppa fiducia, perciò ho preferito restare in disparte e limitarmi a osservare. Dopo poco, due uomini si sono avvicinati e hanno iniziato a chiacchierare con me, chiedendomi con insistenza da dove venissi e perché mi trovassi lì.
Nonostante avessi detto di non voler bere, hanno insistito per offrirmi una birra. Più il tempo passava, più mi rendevo conto che la situazione stava diventando sempre più surreale, così ho cercato una scusa per allontanarmi.

A un certo punto, i due mi hanno proposto di riaccompagnarmi loro stessi in albergo. Ho declinato l’invito, dicendo che dovevo svegliarmi presto il giorno dopo, e mi sono affrettato a chiamare un taxi, ma prima di poter uscire uno dei due ha insistito che almeno offrissi un giro da bere a tutti. Per non creare ulteriori problemi, ho accettato e poi finalmente sono riuscito ad allontanarmi dal locale. Credevo che ormai il peggio fosse passato, ma il viaggio di ritorno mi ha riservato un’altra sorpresa: la polizia locale ci ha fermati per un controllo, chiedendomi subito i documenti. Dopo averglieli consegnati, mi hanno detto che risultavo “privo di documenti” e che sarei stato arrestato, nonostante avessero letteralmente i miei documenti in mano!

 

Ne è nata una discussione surreale, con la polizia che continuava a insistere e io che cercavo di spiegare la situazione. Dopo diversi minuti di tensione e uno sguardo fin troppo esplicito al mio portafoglio, tutto si è risolto con una “multa” di 20 dinari, restituzione dei documenti e un ultimo tratto di strada fino all’hotel, dove sono arrivato solo dopo aver fatto una sosta forzata al bancomat perché il tassametro era rimasto acceso per tutto il tempo dell’interrogatorio. Una serata che mi ha lasciato addosso una buona dose di adrenalina e anche qualche lezione: la prossima volta, ascolterò senza esitazione i consigli ricevuti, perché, alla fine, certe esperienze meglio evitarle!

My experience in Tunisia took an unexpected and rather unsettling turn—one of those episodes that really teach you never to underestimate the advice you’re given before traveling, even if you think you can handle yourself just fine. From the moment I arrived, the warning I heard most often was: “Never go out alone at night, it can be very dangerous here.” Still, just a few days later, driven by curiosity and a desire to escape the predictable routine of the resort, I found myself wandering alone after dark and, on a whim, decided to call a taxi to take me to a local bar, hoping to get a glimpse of real nightlife beyond the tourist bubble.

As soon as I arrived outside what looked like a pretty shady place, I was greeted by a bouncer with a suspicious stare. Inside, the bar was full of men—most of whom did not exactly inspire confidence—so I kept to myself, just observing the scene. It wasn’t long before two men approached me, asking repeatedly where I was from and what I was doing there. Even though I made it clear I didn’t want to drink, they insisted on buying me a beer. The longer I stayed, the more uncomfortable I felt, so I started looking for an excuse to leave.

Eventually, the two men offered to take me back to my hotel themselves. I declined, saying I needed to get up early, and hurriedly called a taxi—but before I could get out, one of them insisted I at least buy everyone a round. Not wanting any trouble, I agreed, then quickly left. I thought the worst was over, but the ride back held another surprise: we were stopped at a police checkpoint, and I was immediately asked for my documents. After handing them over, the officers told me I “didn’t have my documents” and that I would have to be arrested—even though they were literally holding my passport!

What followed was a surreal discussion, with the police persisting and me desperately trying to explain the situation. After several tense minutes and a not-so-subtle glance at my wallet, everything was suddenly resolved with a “fine” of 20 dinars, the return of my documents, and a final stretch back to the hotel. But only after a forced stop at an ATM, since the taxi meter had kept running the whole time. That night left me with a serious adrenaline rush and a valuable lesson: next time, I’ll definitely listen to the advice I’m given—some experiences are better left untried!

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